lunedì 2 maggio 2016

L'idea di felicità in Bhutan, il piccolo stato asiatico che aiuta l'ambiente

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Il Bhutan è un piccolo stato asiatico che può insegnare a stati molto più grandi di lui il corretto approccio verso la sostenibilità ambientale. Perché la felicità non si misura in soldi, e questo in Bhutan lo hanno capito da tempo...
Avete mai sentito parlare del Bhutan? Probabilmente solo di nome, ma se non siete appassionati di geografia non sapete probabilmente nemmeno dove si trova. Ebbene, si tratta di un piccolo paese che sul fronte della sostenibilità ambientale, relativamente al limitare i cambiamenti climatici, ha molto da insegnarci. Davvero tanto. E nonostante abbia da insegnare è un paese davvero molto piccolo: ha un'estensione di solamente 46.000 chilometri quadrati, praticamente la superficie che occupano due regioni italiane come la Toscana e l'Emilia Romagna messe insieme. Non è un'estensione così grande.
La particolarità di questo stato è il loro sistema economico, e di conseguenza la loro impostazione politica. Noi tutti sappiamo, da giornali e telegiornali, che la crescita nel nostro e negli altri paesi si misura in PIL, Prodotto Interno Lordo. Bene, il Bhutan la misura in FIL, Felicità Interna Lorda. Un parametro strano, che prende in considerazione anche l'aspetto economico, come facciamo noi, ma anche un'altra serie di dati derivanti da qualità dell'aria, dell'ambiente, del reddito pro capite dei cittadini e anche dalla loro soddisfazione dichiarata. Insomma, il Bhutan pensa che per essere felici non contino solo i soldi, ed ha peraltro degli illustri sostenitori di questa filosofia come il Dalai Lama.
Dal punto di vista ambientale, in occasione del COP21, la conferenza sui Cambiamenti Climatici, questo piccolo stato si è impegnato, nel suo piccolo, a cercare di fermare i cambiamenti climatici e il famoso aumento della temperatura media di due gradi entro il 2030: si è infatti preso l'impegno di lasciare almeno il 60% del paese alle foreste, senza costruire su quella superficie. Potrebbe sembrare una scelta ovvia, quasi banale, ma per un paese in via di sviluppo che confina con altri paesi in via di sviluppo molto più grandi (e spesso chiamati in causa per veri e propri disastri ambientali) come la Cina e l'India, non è assolutamente una scelta da sottovalutare.
Ma non solo ha pensato alle foreste: infatti, ha pensato anche alle risorse per sostenerle e mantenerle, come il fatto di creare edifici ecosostenibili e anche un sistema di trasporti sostenibile, con mezzi che vanno ad elettricità o ad energia solare piuttosto che ad idrocarburi; e ha preso anche l'impegno di attuare una strategia “zero rifiuti”, interamente basata sul loro riciclo e su una politica anti spreco. Anche gli investimenti tecnologici andranno sempre verso la sostenibilità, fino ad arrivare ad una gestione “smart” dell'agricoltura e dell'allevamento.
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Un sistema integrato ed interessante, perfettamente con la loro tecnologia del FIL, che dovrebbe raggiungere anche altri paesi. Purtroppo, per adesso i governi come il nostro non si muovono ma sono alcuni cittadini stessi a cercare di perseguire, nel loro piccolo questa idea; un piccolo comitato è nato anche da noi, purtroppo in un posto un po' isolato (l'isola d'Elba) anche se speriamo che in futuro la filosofia Bhutanese possa attecchire anche in altre parti del nostro paese.

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